Importantissima era la produzione di birra anche nell'antico Egitto che, nei consumi popolari, veniva subito dopo l'acqua del Nilo. Scarsa la presenza del vino d'uva, più diffuso invece il vino di datteri.
Le prime notizie certe risalgono al 3100 avanti Cristo e narrano della ostessa Azag-Bau la quale preparava e vendeva nella sua cantina una birra di cereali, che nella lingua egiziana più arcaica veniva chiamata "henqet". Nasce probabilmente parallelamente alla se-bar-bi-sag sumera, e non si hanno documentazioni sufficientemente comprovanti la priorità dell'una sull'altra.
Gli egiziani facevano risalire l'invenzione della birra al dio Rie, il quale ne aveva fatto splendido dono agli uomini. Dai testi sacri del tempio di Uruk si deduce che dovevano essere almeno quattro i tipi di birra prodotti, birra che veniva offerta annualmente in diciotto vasi d'oro al dio Anu. Se ne ha però notizia certa di solo tre tipi: la "zythum", birra chiara, la "curmy" che doveva essere di colorazione più scura, e la "sà", birra ad alta concentrazione, riservata all'esclusivo consumo del Faraone e per le cerimonie religiose.
La lavorazione era molto simile a quella sumerica, a parte la maltizzazione che venne scoperta ed impiegata solo in epoche successive, probabilmente quando si volle imitare la più raffinata lavorazione della prestigiosa birra Babilonese. Per l'aromatizzazione si ricorreva con maggiore frequenza al miele di datteri ed alla cannella, non disdegnando però salvia e rosmarino. |